Monday, January 02, 2006

 

Zia Alice (ultima puntata)

Alice gemette disperatamente nel suo letto. "André, André," sussurró accanitamente, ma questi continuó a dormire. Trovó il manico della scopa accanto al suo letto, se ne serviva ogni sera per sbattere il materasso. Ora tentó di svegliare cosí suo fratello. Il ratto sembró capire quel che si proponeva di fare. Si teneva dritto, le zampe anteriori alzate come un pugile. Ogni qual volta che il bastone veniva nella sua direzione, ci picchiava contro con le sue zampette.
"André! " gridó atterrita e gli diede col bastone uno spintone nel fianco. Con rapidità fulminea il ratto si arrampicó sul bastone, digrignando i denti ferocemente. Strillando Alice sbatté via il bastone e saltó dal letto. Suo fratello, svegliato dal frastuono, finalmente saltó dal letto e accese il lume. Ansando, stava in posizione: la sua mano sinistra teneva chiusa la brachetta del pigiama, nella destra serrava il matterello che per precauzione aveva preso con sé nel letto. " Nel mio letto" urló Alice, " sotto le lenzuola". Tolsero la biancheria. Suo fratello sollevó il materasso e cominció a batterlo col matterello. Le molle del letto rimbombavano e danzavano e tale era il fracasso da spaccare i timpani ad un esercito di topi. Trascinó via il letto dal muro ed esaminó lo strato di polvere .
Nel frattempo Alice rimaneva immobile. Si sentiva le gambe nude e non protette. Continuamente temeva che il ratto saltasse fuori e strisciasse sopra i suoi piedi nudi con la sua coda viscida.
Era quasi mattina e non potevano più dormire. Nel tempo che gli restava suo fratello si preoccupó di pulire e di strofinare lo spazio dietro e sotto il letto, e in cucina sotto i mobili e la cucina a gas. Gli rimaneva poco tempo perché il giorno dopo doveva aiutare suo figlio minore nel trasloco.
Tutto l'accaduto era piuttosto umiliante. Suo fratello non aveva visto il ratto e non ne aveva trovato traccia facendo le pulizie. Le trappole non erano state toccate. Il ratto pareva tenerli in pugno.
Alice capí che nessuno le avrebbe più creduto e non ne parló più con nessuno. Scansó il proprietario che, quando la vedeva per le scale, con una strizzatina d'occhi si informava del ratto. La sua famiglia, preoccupata, in sua presenza si mostrava particolarmente gaia e di buon umore. La gente ormai la trattava con la condiscendente gentilezza che si usa con le persone un po' tocche. Dopo qualche settimana ritornó suo fratello e prese con sé le trappole. Un suo figlio abitava ora nel Limburgo e c'erano ratti in soffitta. Ci sarebbe andato per aiutarlo ad installare la cucina. Nel frattempo l'avrebbe aiutato a finirla coi ratti!
Il ratto apprezzó il nuovo stato di cose. Non si nascondeva più. A volte, tornata dal mercato, Alice lo trovava sulla poltrona.
Si era fatto grande e grasso, il suo muso brillava di bava, e i suoi occhi la fissavano sempre con uno sguardo scrutatore e curioso. Quando Alice faceva colazione, il ratto le sedeva accanto sulla tavola da cucina e si puliva la lunga coda nuda con la lingua. Di sera, quando Alice ascoltava la radio, il ratto si assopiva al caldo della lampada da tavola. Ogni tanto alzava la testa e pareva sorriderle.
Si abituó alla sua presenza e il ratto le mancava se non appariva subito dopo il suo ritorno dalla chiesa. Ma alla fin fine appariva sempre. A volte nel pomeriggio quando, dopo mangiato Alice schiacciava un pisolino nella sua poltrona, il ratto usciva barcollante dalla cucina, fiutando l'aria e esplorando i mobili, e saltava sulle sue ginocchia. Pareva un vecchietto per come trascinava il grosso ventre per terra. Nel suo grembo si arrotolava la coda attorno a sé e subito si addormentava. Di notte sedeva ai piedi del letto. C'era anche Joe. Joe con le sue barzellette e le sue strizzatine d'occhi. Gli occhi del ratto brillavano dolcemente.
Alice ora quando usciva a fare la spesa portava con sé il ratto. Non le piaceva lasciare John solo: era talmente affettuoso! All'inizio la gente faceva tanto d'occhi vedendola con un grasso ratto sulla spalla. John non ci faceva caso, si attacava forte a lei e la sua calda pelle le dava un senso di benessere sul collo.
Solo i parenti non erano contenti. Un giorno, alla festa di compleanno di suo fratello, mentre tutti si davano da fare per creare un'atmosfera di allegria, ella sedeva con John in grembo. La moglie di suo fratello, costantemente preoccupata a tenere in ordine la stanza, aveva preso John e l'aveva appeso all'attaccapanni. Alice aveva cacciato un grido e sua cognata era rimasta come impietrita. Tutti guardarono con stupore la causa della baruffa. John si contorceva disperatamente per il dolore.
Avevano quindi restituito ad Alice lo scialle nero e la vecchietta l'aveva baciato e se l'era tenuto contro la guancia, guardandoli con sospetto e con odio.
Il consiglio di famiglia si riuní e fu deciso che Alice, per il suo bene, dovesse essere ricoverata in un istituto. Lí avrebbe avuto le cure necessarie. Alice non aveva niente in contrario. Non era mai più sola. Ormai aveva John.

Fine della storia

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